Back to the Earth: la bioplastica torna in natura!
“Back to the Earth: la bioplastica torna in natura!” è il nome del progetto, vincitore del bando Biorepack 2024, promosso da Amiat Gruppo Iren per sensibilizzare gli utenti a riconoscere e conferire correttamente le bioplastiche compostabili.
Le attività di comunicazione previste nel progetto sono state realizzate durante l’evento della Giornata della Terra, che si è svolto a Torino, presso i Giardini Reali il 20 aprile 2024.
Durante la giornata, sono state promosse molte attività e giochi per stimolare adulti e bambini al riconoscimento delle bioplastiche compostabili, materiali sempre più presenti nella vita quotidiana di tutti e che non sempre sono di facile individuazione.
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Plastica o bioplastica compostabile?
Simili ad un primo sguardo, i due materiali sono in realtà molto diversi tra loro: la bioplastica, rappresenta, ad oggi, una delle migliori alternative alla plastica tradizionale, specialmente per il suo grado di compostabilità. La bioplastica compostabile è infatti in grado di essere riciclata nella frazione organica, trasformandosi in compost attraverso un processo di decomposizione biologica. Questa caratteristica diminuisce il ciclo di vita del prodotto, rispondendo in modo efficiente alle esigenze di un’economia sempre più sostenibile e circolare.
I prodotti realizzati più frequentemente con bioplastica compostabile fanno parte del gruppo del “monouso”, quali posate, piatti, bicchieri e confezioni per alimenti, ma anche imballaggi come sacchetti per la spesa.
È molto importante a questo proposito, saper riconoscere al meglio la bioplastica compostabile, per evitare di confonderla con la plastica tradizionale.
Come riconoscere la bioplastica compostabile?
I requisiti UNI EN 14342 indicano quali materiali possono essere smaltiti nell’umido e successivamente sottoposti al processo di compostaggio. Soltanto la bioplastica compostabile certificata può essere conferita nella raccolta differenziata dei rifiuti organici. In assenza dei marchi che ne certificano la compostabilità, il rifiuto deve essere gettato assieme ai rifiuti non recuperabili, o, a seconda del materiale, con gli imballaggi in plastica.
Come riconoscere la bioplastica compostabile?
Plastica e bioplastica: qual è il bidone corretto per il conferimento?
Attualmente esistono diverse tipologie di bioplastiche:
- Bio-based, prodotte, totalmente o in parte, con materie prime vegetali, ma non biodegradabili.
- Biodegradabili, pur essendo ottenute da fonti fossili come il petrolio.
- Biodegradabili bio-based: acido polilattico (PLA), PHA e PHB, a base di amido (MATER-BI).
Dato che biodegradibile non è sinonimo di compostabile, non tutte sono conferibili nella raccolta organica!
È sempre molto importante leggere l’etichetta e riconoscere i loghi di riferimento che identificano in maniera univoca le bioplastiche compostabili. Pertanto:
- Le plastiche non biodegradabili e le plastiche biodegradabili ma non compostabili sono da conferire nella RACCOLTA INDIFFERENZIATO o negli IMBALLAGGI IN PLASTICA (a seconda della tipologia di prodotto).
- La plastica biodegradabile e compostabile certificata, è da conferire nella RACCOLTA RIFIUTI ORGANICI.
Scopri le guide sul sito di Amiat, scarica il rifiutologo o l’app IrenAmbiente per capire come differenziare al meglio i prodotti.
Vantaggi delle bioplastiche compostabili
- Minore impatto sull’ambiente: Le plastiche a base biologica riducono le emissioni di gas a effetto serra legate al processo di produzione.
- Economia circolare: Gli oggetti realizzati in bioplastica compostabile possono essere comodamente raccolti insieme ai rifiuti organici, contribuendo a diminuire la quantità di CO₂ nell’atmosfera.
- Produzione di compost: Con opportuni trattamenti la bioplastica compostabile si trasforma in compost, una miscela ricca di humus utilizzata come fertilizzante, che migliora le caratteristiche chimiche e fisiche del terreno e consente un progressivo accumulo di carbonio.